Come la Slow Food Coffee Coalition sta migliorando la filiera del caffè con l’uso della blockchain
Abbiamo intervistato Emanuele Dughera, coordinatore della Slow Food Coffee Coalition, un’organizzazione impegnata nella promozione della qualità del caffè attraverso la salvaguardia della biodiversità e la tutela degli interessi dei produttori.
Lo scorso settembre abbiamo ufficializzato la partnership tra Trusty e la Slow Food Coffee Coalition nella splendida cornice di Terra Madre Salone del Gusto di Torino. L’obiettivo è quello di migliorare la tracciabilità e la trasparenza della filiera del caffè, con l’obiettivo di garantire una maggiore equità per i produttori e una migliore qualità per i consumatori. In questa intervista, Emanuele ci parlerà dell’evoluzione positiva di questa partnership e dei benefici che essa sta apportando alla comunità dei produttori di caffè e agli appassionati del settore.
A cosa si ispira il concetto pioneristico di modello partecipativo promosso dalla Slow Food Coffee Coalition e che riscontro sta avendo tra gli attori invitati a farne parte?
La centralità del contadino che lavora nel rispetto della natura e della biodiversità locale grazie a pratiche agroecologiche è da sempre un punto centrale per Slow Food. Terra Madre è l’vento dove questo importantissimo ruolo viene riconosciuto e valorizzato. Certo c’è ancora molto da fare, è per questo che abbiamo fatto partire alcune iniziative di certificazione partecipata. Storicamente, la PGS nasce da un’esigenza dei contadini di collaborare ed essere valorizzati maggiormente all’interno della comunità globale. Nel caso della tortuosa catena alimentare del caffè, lavoriamo con contadini che agiscono nel rispetto della biodiversità locale attuando un’agricoltura rigenerativa che però faticherebbero ad ottenere una certificazione di terza parte. La PGS li aiuta a raccontarsi, a valorizzarsi e a migliorarsi.
Come i Sistemi di Garanzia Partecipativa e la Blockchain stanno invertendo le tendenze e possono assicurare il rispetto di standard produttivi condivisi da tutti?
La SFCC muove i suoi primi passi – è nata nella primavera del 2021 – nel difficile mondo del caffè, però vuole dare una risposta alternativa. Esiste un modello condiviso, che inizia dalla certificazione partecipata che deve essere creata con i contadini, Questa prevede che si verifichino tre aspetti importanti: il buono, il pulito e il giusto. Aspetti che vengono verificati attraverso una checklist che si discute e si crea insieme (tra contadini, esperti, torrefattori) e poi viene attuata dai gruppi di lavoro della comunità. La Blockchain è un potente strumento che rafforza ancora di più i lati collaborativi e di tracciabilità degli specifici lotti.
Com’è stato percepito dai produttori l’impegno di Slow Food per valorizzazione delle filiere del caffè e l’implementazione dell’innovazione digitale a supporto di questo fine?
I contadini produttori di caffè coi quali stiamo lavorando hanno accolto con estremo entusiasmo l’innovazione digitale che è stata utilizzata per tracciare il loro caffè presenti per la prima volta a Terra Madre 2022. Molti di loro non sapevano che tale tecnologia poteva essere applicata i loro caffè. Direi con grande entusiasmo hanno applaudito a questa tecnologia che Slow Food e Trusty hanno applicato ad alcuni loro caffè. Molto di loro non sapevano neanche di questa possibilità e vedendola realizzata ne sono stati davvero molto contenti
Quanto è rilevante per i sistemi agroalimentari mondiali l’impatto sociale e ambientale di una filiera articolata come quella del caffè che chiama in causa milioni di attori?
La crisi climatica sta devastando la produzione di caffè. Numerosi studi ci avvertono che, se la situazione continuerà così, entro il 2050 saranno disponibili soltanto la metà delle terre coltivabili a caffè, rispetto a oggi. Tra trent’anni, potremmo non poter avere il lusso di bere tanto caffè quanto oggi perché è a rischio di estinzione. Ecco perché secondo noi è fondamentale che il caffè sia buono, pulito e giusto.
Quali tipologie di miglioramenti può apportare la tecnologia Blockchain sulle filiere agroalimentari insostenibili?
Penso si debba tenere a mente che blockchian non significa tracciabilità sostenibile, e che quindi anche l’uso di questa tecnologia debba essere commisurata affinché ci riporti informazioni corrette e chiare.
In che modo il racconto della cultura del caffè e del “savoir faire” creano un sapere condiviso e una generazione di consapevolezza sul giusto valore del caffè per i consumatori?
La fileiera del caffè è molto poco conosciuta. Ecco perché bisogna dare inoformazioni chiare e semplici. La Slow Food Coffee Coalition, per esempio, ha organizzato una due giorni formativa dal titolo “Ultima portata di caffè” sul tema caffè rivolta a trenta cuochi e ristoratori della rete Slow Food in Italia.
fonte trusty.id